Saracena

Se si tralasciano le origini romantiche e più o meno leggendarie di Saracena che si vuole erede di una città chiamata Sestio, la prima notizia che riguarda questo centro risale al 1073, anno in cui fu programmalo un incontro, poi non avvenuto, tra Roberto il Gui- scaldo e il riottoso e ribelle nipote Abelardo, fissato in un Castello sul fiume Garga che non può non riconoscersi nell’attuale Saracena.
La fondazione dell’abitato si deve far ascendere, con molta probabilità, intorno al 900 d.C. epoca in cui in questa parte della Calabria si installarono nuclei di saraceni, le cui tipologie urbanistiche si riconoscono ancora nell’intricato dedalo di viuzze che compongono il centro storico della cittadina.
Appartenuta in feudo ai Pallotta, ai Sangineto di Altomonte (XIII – XIV sec), ai Sanseverino di Bisignano (XV • XVI) passò dai Laurenzana (1611), ai Pescara di Diano per essere venduta definitivamente agli Spinelli di Scalea (1715) che la signoreggiarono fino alla fine delia feudalità (1806).
La chiesa di S. Leone che mostra sul suo fianco un aggraziato campanile romanico. decorato di trifore spartite da piccole colonne in pietra, ricordo di quella chiesa di S. Caterina che nel 1224 venne convertita al culto del Santo Vescovo.
L’interno di tipo barocco, a tre navate, mostra opere d’arte di notevole interesse come le due statue marmoree dell’Immacolata e della Madonna col Bambino, assegnate a Pietro Bernini, acquistate con un lascito testamentario nel 1600. Bello è il prospetto di ciborio rinascimentale datato 1522, e il fonte battesimale in pietra sorretto da un leone accucciato di gusto moresco datato 1592.
La Cappella del titolare, arricchita di un altare in marmi policromi del 1765, sul quale è posta la statua di San Leone. In un’altra cappella si possono ammirare una serie di preziosi busti reliquiario di squisita fattura risalenti al XVII secolo.
S. Maria del Gamio (delle nozze) è la chiesa più antica di Saracena. L’interno, a tre navate, è decorato da un sontuoso soffitto in legno a lacunari dipinti e decorati, risalente al 600 e completato da delicati mazzetti di rose, nel 1787, dal pittore Genesio Galtieri.
Nella navata di destra bellissimo dipinto rappresentante il Matrimonio Mistico di Stinta Caterina eseguito nel 1756 da Paolo di Maio, pittore napoletano, a cui si devono numerosi lavori che decorano le chiese dell’antica Capitale del Regno.
Dietro l’altare maggiore una statua settecentesca della Madonna col Bambino in marmo domina il coro in noce, elaborato nel 1760 da Gaetano Fusco.
Dello stesso autore sono il pulpito e la sedia presbiteriale.
In sacrestia si trova un notevole polittico su tavola del XVI secolo di scuola partenopea
Il tesoro della chiesa composto da numerosi pezzi di gran valore si fregia, tra 1 altro di un grandioso trono per l’esposizione del Santissimo, in lamina di argento, dono di Domenico Mastromarchi nel 1746. Bellissimi i seicenteschi busti reliquiari in legno dorato e una serie di pregevoli parati in seta laminata in oro e in argento dei secoli XVII-XVIII.
Non lontano da questa chiesa è l’altra di S. Maria delle Armi che trae il suo nome dall’ essere costruita su una serie di grotte ton armòn. Sul portale piccola scultura medievale in marmo alabastrino, rovinata dalle intemperie e nell’interno bellissimo affresco della Madonna allattante col Bambino, assegnabile al XIV-XV secolo.

If we set aside the romantic and more or less legendary origins of Saracena, which claims to be the heir of a city called Sestio, Saracena’s history can be traced back to 1073, The year in which a meeting was planned, but ultimately didn’t happen, between Roberto the Guiscardo and the disobedient and rebellious nephew Abelarlo, fixed in a castle on the river Garga which can be identified with present-day Saracena.

The founding of the settlement must be attibuted, with great probability, to around 900 A.D., a period when Saracen settlements were established in this part of Calabria, whose urban typologies are still recognizable in the intricate maze of narrow streets that make up the historic center of the town.

Belonging in feud to the Pallotta, the Sangineto of Altomonte (13th – 14th century), the Sanseverino family of Bisignano (15th- 16th centuries) then passing from the Laurenzana (1611) to the Pescara of Diano to finally be sold to the Spinelli of Scalea (1715) who ruled it until the end of feudalism (1806).

The church of S.Leone displays an elegant Romanesque bell tower on its side, decorated with triple mullioned windows divided by small stone columns, a reminder of the church of S.Caterina which in 1224 was converted to the worship of the Holy Bishop.

The interior, in a Baroque style with three naves, showcases works of art of notable interest such as the two marble statues of the Immaculate Conceprtion and the Madonna with Child, attributed to Pietro Bernini, acquired through a testamentary bequest in 1600.

The Renaissance tabernacle dating back to 1522 is beautiful, along with the baptismal font in stone supported by a crouching Moorish style lion dated 1592. The Chapel of the patron saint, enriched with a polychrome marble altar from 1765, on which stands the statue of San Leone. In another chapel a series of precious reliquary busts of exquisite workmanship can be admired.

S.Maria del Gamio (of weddings) is the oldest church in Saracena. The interior, with three naves, is adorned with a sumptuous coffered wooden ceiling with painted lacunars dating back to 1600s complemented by delicate clusters of roses, added in 1787, by the painter Genesio Galtieri. In the right nave a beautiful painting representing the Mystical Marriage of St. Caterina can be seen, executed in 1756 by Paolo di Maio, a Neopolitan painter, to whom numerous works decorating the churches of the ancient capital of the Kingdom are attributed.

Behind the main altar an 18th century statue of the Madonna with Child, in marble dominates the walnut choir, elaborated in 1760 by Gaetano Fusco.

The pulpit and the presbyter’s chair are also by the same author. In the sacristy there is a notable polyptych on panel from the 16th century of Neapolitan school.

The treasure of the church, composed of numerous pieces of great value, boasts, among other things, a grand throne for the exposition of the Most Holy, in silver plate, a gift from Domenico Mastromarchi in 1746.

Notable are the seventeenth-century reliquaries in gilded wood and a series of valuable silk hangings laminated with gold and silver from the 17th-18th centuries.

Not far from this church is another one, S. Maria delle Armi which takes its name from being built on a series of arm-shaped caves. On the portal, there is a small medieval sculpture in alabaster marble, damaged by time, and inside a beautiful fresco of the breastfeeding Madonna with Child, assignable to the 14th-15th century.

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