Morano Calabro
Morano appare nel panorama storico in epoca romana nella lapide di Polla del 132 a.C. come Muranum. Fu, quindi, una importate stazio sulla via consolare Popilia-Annia che da Capua portava a Reggio. Oggi la bella cittadina appare abbarbicata a un colle con la sua cascata di case, dominata dai ruderi di un castello normanno, nato su un sostrato più antico e rimodernato con varia aggiunte in epoca cinquecentesca.
Sul lato opposto al castello si trova la piu antica chiesa del centro, costruita, secondo alcuni storici nel 1009 e dedicata a San Pietro. In questa chiesa dal bel campanile romanico, a cavallo di una strada, si trovano diverse opere di grande importanza artistica quali ben quattro statue scolpite tra il 1591 e il 1606 da Pietro Bernini, padre di Gianlorenzo, che aveva a Napoli una fiorente bottega statuaria. Tra i dipinti si fanno notare la bellissima Immacolata con i simboli delle Laudi, conservata in sacrestia, dipinta da Pedro Torres, pittore spagnolo molto attivo a Napoli sul finire del ’500, del quale le chiese moranesi conservano numerose opere. Ancora, del toscano Cristoforo Roncalli, detto Il Pomarancio, sono i due pannelli con i Santi Pietro e Paolo, nel coro, che insieme alla Pietà, componevano un trittico, ospitato un tempo nella Cappella dei Nobili.
Stupendo è il coro ligneo della bottega dei Fusco del secondo Settecento in cui la tecnica dell’intaglio si accompagna alla eleganza delle linee. Non mancano le argenterie sacre tra le quali si impone una rara croce astile in argento del 1445.
Dalla scalinata e ancor più dal castello, si può ammirare il panorana delle montagne che delimitano la piana in cui le proprietà terriere sono delimitate da muretti, secondo la tradizione romana della Centuriatio.
Nella zona in basso dell’abitato si trova la chiesa barocca della Maddalena, la cui facciata neoclassica immette in una delle più vaste chiese della diocesi. Colpisce subito il visitatore la ricchezza degli arredi marmorei che culmina nel grande fastigio dell’altare maggiore, probabile opera del Fanzago, che racchiude al centro l’effigie della Maddalena scolpita da Michelangelo Naccherino ai primi del ’600.
Sotto il fastigio si compone il coro settecentesco dei Fusco, sormontato da pannelli in tela che descrivono momenti della vita della Santa Penitente dall’incontro con Gesù Cristo alla sua salita in cielo portata dagli angeli. Autore è lo spagnolo Pedro Torres nei primi anni del XVII secolo. Ai lati del presbiterio trovano posto due statue marmoree dellaVergine: a sinistra la Madonna di Colloreto, del XVI sec., avvolta in una tunica come una matrona romana, a destra la Madonna degli Angeli, scolpita da Antonello Gagini nel 1505. Tutti gli altri altari sono decorati da tele di autori del Settecento napoletano che fanno di questa chiesa una importante quadreria partenopea.
In sacrestia, oltre al soffitto a lacunari e ai preziosi armadi intagliati e intarsiati, si trova l’opera più importante che è il polittico dipinto dal veneziano Bartolomeo Vivarini nel 1477 per la chiesa dei Padri Riformati di San Bernardino, dalla quale è pervenuto in questo luogo per motivi di sicurezza.
Il polittico, composto da tavole afferenti a santi francescani o che hanno rilevanza per l’Ordine, mostra al centro la Madonna col Bambino seduta in trono e ai due lati San Francesco d’Assisi e San Bernardino, il tutto racchiuso in una pregevole cornice dorata di gusto gotico fiammeggiante.
Non lontano si può visitare la chiesa di San Nicola con i suoi arredi, in gran parte barocchi tra i quali la grandiosa tela raffigurante il Giudizio Universale dipinto da Angelo Galtieri nel 1739 e posto nella cripta di origine romanica. Ancora da visitare è la gotica chiesa di San Bernardino (1475), col convento annesso, caratterizzata da notevoli intagli lignei seicenteschi, da un soffitto a carena di nave di ispirazione veneta del XV-XVI secolo e da un grande Crocefisso del XV secolo, di fattura nordica.
Un cenno a parte merita il raccolto convento dei Padri Cappuccini dove trionfa l’arte dell’ebanisteria nei suoi altari riccamente intarsiati in gran parte dovuti ai maestri frati dell’ordine.
Sull’altare maggiore in legno e con il palliotto in scagliola, si trova una notevole tela di Ippolito Borghese raffigurante la Madonna col Bambino tra una schiera di angeli musicanti, cifra indicativa del maestro, adorati da San Francesco d’Assisi. Tutte le statue sono di artisti locali tranne quella dell’Addolorata scolpita dal pugliese Giacomo Colombo agli inizi del ’700. Merita una gita, anche per assaporare le gustose pietanze del luogo, la visita dei romantici ruderi del Monastero Agostiniano del Colloreto, fondato nel ’500 dal Beato Bernardo di Rogliano; soppresso nel 1752 venne spogliato di tutti i suoi arredi che vennero divisi tra le chiese di Morano e le sue cospicue rendite devolute alla costruzione del Reale Albergo dei Poveri fondato da Carlo III di Borbone a Napoli.