Castrovillari
Castrovillari appare con la sua parte moderna adagiata su un vasto pianoro completamente dominato dalla lunga catena montagnosa del Dolcedorme (mt.2271) che, con il vicino monte Pollino (mt. 2248), fanno parte del più grande Parco Nazionale d’Italia. La sua parte antica, invece, è abbarbicata a due collinette costeggiate da profondi burroni in uno dei quali scorre il fiume Coscile, un tempo Sybaris, prendendo il nome dalla mitica colonia greca vicino alla quale si versava nel mar Ionio. La città trova origine da un certo numero di ville rustiche romane abitate a partire dal II secolo a.C. da cui il suo nome antico, Castrovillarum. In seguito ai pericoli delle invasioni barbariche, gli abitanti cercarono rifugio su una collina dai fianchi scoscesi, dove si fortificarono. Una collina, non scelta a caso ma preferita per la presenza di un luogo di culto greco, dedicato ad una divinità femminile, forse Persefone, della quale è stata trovata una stipe votiva con statuette risalenti al V secolo a.C.
Tale santuario pagano venne nel tempo sostituito dal culto cristiano e da una chiesa dedicata alla Madonna del Castello. La città è attraversata da nord a sud da un lungo viale, Corso Garibaldi, costeggiato, nell parte bassa, da edifici appartenuti alla borghesia e alla nobiltà locale. Al termine del corso il settecentesco Palazzo Cappelli chiude questa parte dell’abitato risalente, in gran parte, al secolo successivo e ai piani urbanistici voluti dai francesi nel famoso Decennio (1806-1815). Tramite il Ponte della Catena, un tempo levatoio, si entra nella parte medievale caratterizzata da vicoli stretti e tortuosi e dalla via Giudeca che ha ospitato una numerosa colonia ebraica, fino al 1540, anno in cui un editto di Carlo V li espulse dal Regno di Napoli, Il primo grande monumento che si incontra è il Castello Aragonese costruito nel 1490 su u precedente fortilizio, forse di epoca sveva del quale sarebbe superstite la torre dodecaedra vicina al Ponte della Catena. Il castello non ha mai avuto compiti di difesa dell’abitato ma è servito, come attesta la lapide dedicatoria: ..ad continendos in fide cives, per frenare le continue ribellioni contro gli aragonesi.
Dirimpetto sorge la chiesa della Trinità, rimasta incompleta nella facciata , che custodisce opere di interesse artistico tra le quali un grande Crocefisso del XV secolo, l’altare di Sant’Anna e diverse statue lignee del XVIII secolo. Alla chiesa si innesta il grandioso convento di San Francesco di Assisi, fondato, nel 1220, il primo in Calabria, da un compagno del Santo Serafico. Il vasto edificio si compone di due chiostri contigui di gusto rinascimentale e attualmente ospita un teatro, il Museo Archeologico e la pinacoteca dedicata al maestro Andrea Alfano, i cui dipinti sono esposti in diversi musei nazionali e in collezioni estere.
Tramite uno strettissimo vicolo arriviamo alla Giudeca e di lì alla chiesa Basilica Minore di San Giuliano. La chiesa è dedicata al Santo Vescovo di Le Mans e il suo culto è giunto in epoca normanna, caldeggiato dai Grantmesnil, famiglia allora feudataria di Castrovillari. L’interno barocco è il risultato dei rifacimenti che l’edificio ha avuto dopo che un furioso incendio, nella notte di Natale del 1789, lo aveva distrutto. In esso è collocato un Museo di Arte Sacra dove sono in mostra preziosi arredi liturgici in argento, una statua della Madonna col Bambino del XIV secolo, interressanti dipinti dal XVI al XVIII secolo, un fonte battesimale con sportelli dipinti del XVI sec, un bellissimo altare intagliato in legno di noce al centro del quale è posto un espressivo Crocefisso del 1580. Infine la grande statua di San Giuliano elaborata in legno di quercia da Giovan Pietro Cerchiaro nel 1684.
San Giuliano è, insieme alla Madonna del Castello e a San Francesco di Paola, uno dei protettori della Città. Nell’uscire si osservi il bel portale in pietra del 1568 e i ruderi del Palazzo dell’Universitas (Comune), distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Si percorre una strada in salita dalla quale si può ammirare la verdeggiante vallata del Coscile arrivando al cuore del sentimento religioso dei castrovillaresi, ossia il Santuario, Basilica Minore della Madonna del Castello. Il tempio nacque in seguito ad avvenimeni miracolosi in epoca normanna per venire ingrandito e ridecorato nel corso del ’700 con l’aggiunta di altari in marmi colorati, opere raffinate dell’arte marmoraia napoletana,del XVI secolo sono i due dipinti di Pietro Negroni che è considerato tra i maggiori maestri meridionali del tempo. Allievo di Raffaello, nelle Stanze Vaticane, dopo il Sacco di Roma del 1527 tornò nel meridione operando a Napoli e in altri diversi luoghi. Sue opere sono conservate in Italia ma anche a San Pietroburgo e a Londra.
Il dipinto piu intererssante è la non grande tavola con la Madonna, il Bambino e i Santi Barbara e Lorenzo, datato 1552. In questa opere il Maestro concentra le varie tendenze della pittura partenopea del periodo Vicereale tra influenze raffaellesche, nella composizione piramidale, michelangiolesche nella resa massiccia dei corpi, come nella Santa Barbara, nelle finezze fiamminghe dei particolari, si osservi la dalmatica di San Lorenzo. Ancora del Negroni è la grandiosa Assunzione della Vergine datata 1560, collocata dietro all’altare maggiore sul seicentesco coro ligneo. Altre opere degne di rilievo sono il piccolo marmo con la Madonna del Melograno, assegnata a Tino di Camaino (sec, XIV), La Presentazione al Tempio di Giuseppe Schifino, pittore castrovillarese attivo a Firenze agli inizi del XVII sec. e il drammatico Compianto sul Cristo Morto di Francesco De Maria nella cui bottega napoletana operarono sia Luca Giordano che Francesco Solimena.
Un cenno a parte merita l’affresco della Madonna del Castello racchiuso in un elaborato altare marmoreo di Marino Palmieri del 1763. la Madonna, frammento di una composizione più grande, forse una Madonna in Trono, ricalca gli stilemi tipici della pittura toscana del XIII secolo con riferimenti a Coppo di Marcovaldo e a Guido da Siena.